Domenica della PAROLA di DIO – domenica 23 gennaio 2022

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  • domenica | 23 Gennaio 2022 to lunedì | 24 Gennaio 2022
  • Tutto il giorno

La III Domenica del Tempo Ordinario (23 gennaio 2022), secondo quanto indetto nella lettera apostolica Aperuit Illis del 2019, viene dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio.

Nel nuovo anno, il tema principale diviene la sfida posta dalla pandemia causata da COVID 19: come nutrire la fede dei fedeli in una situazione di restrizione temporale delle libertà personali, compresa la ricezione dei sacramenti. Questo pone le fondamenta di un’importante riflessione sulla centralità della parola nella vita della Chiesa e della Famiglia. Lo strumento essenziale messo a disposizione del credente per poter rapportare la propria vita alla Parola di Dio è la metodologia di Studio del Vangelo, in modo personale o comunitario, al fine di instaurare un clima di umanità, amore, solidarietà e speranza. Nell’aspetto pastorale, costituisce elemento di novità una riflessione sul Ministero del Lettorato conferito a tempo determinato ai Laici, uomini e donne qualificati, “per richiamare l’importanza della proclamazione della Parola di Dio nella liturgia” sia nelle chiese che nelle case, come suggerito da Aperuit Ilis, 3.


“Beato chi ascolta la Parola di Dio” (Lc 11,28)

Il testo che Papa Francesco ha scelto per la Domenica della Parola di Dio è fortemente espressivo per la vita della comunità cristiana. L’evangelista Luca inserisce queste parole di Gesù come conclusione di un discorso in cui è possibile vedere ancora una volta uniti l’agire messianico di Gesù e il suo insegnamento. Il capitolo si apre con la richiesta fatta da un discepolo di insegnare loro a pregare così come anche il Battista aveva fatto con i suoi discepoli. Gesù non si ritrae e insegna la più bella preghiera che tutti i cristiani usano da sempre per riconoscersi in lui come figli di un solo Padre.
Il Padre nostro non è solo la preghiera dei credenti che affermano di avere tramite Gesù un rapporto filiale con Dio; costituisce anche la sintesi dell’essere rinati a una vita nuova dove compiere la volontà del Padre è fonte di salvezza. In una parola è la sintesi dell’intero Vangelo.
Le parole di Gesù invitano quanti pregano con quelle espressioni a lasciarsi coinvolgere in un “noi” indice di una comunità: «Quando pregate, dite» (Lc 11, 2), e lasciano percepire da parte dei suoi discepoli una seria volontà di preghiera come espressione di tutta la loro esistenza. La preghiera, quindi, non è di un momento, ma coinvolge tutta la giornata di un discepolo del Signore. Richiede la gioia dell’incontro e la perseveranza. Per questo il Signore continua affermando: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Lc 11, 9). Nulla rimane inascoltato presso il Padre quando è richiesto nel nome del Figlio.
L’insegnamento di Gesù, comunque, è visibile nella sua azione e testimonianza. Nel nostro contesto, l’evangelista pone un esorcismo. Un uomo reso muto, adesso, davanti alla potenza di Cristo, riacquista la parola. Lo stupore e l’entusiasmo della folla non riesce, tuttavia, a frenare l’insolenza di alcuni che non contestano a Gesù la sua attività taumaturgica, ma la sua origine: «È per mezzo di Beelzebul capo dei demoni che egli scaccia i demoni» (Lc 11, 15). Tentazione spietata e ingannatrice di quanti non intendono accogliere nella loro vita la fonte della salvezza attraverso l’amore, ma si intestardiscono a rimanere legati alla legge e alle sue opere. La reazione di Gesù è un ulteriore insegnamento sulla sua origine divina, ma nello stesso tempo è un pressante invito a quanti
crederanno in lui a non lasciarsi vincere dalla presenza del male e dai suoi servitori di violenza, perché il Regno di Dio è chiaramente in mezzo a noi con i suoi frutti.

Tutto questo contesto porta una donna presente a esclamare con convinzione: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato» (Lc 11, 27). La risposta di Gesù non si fa mancare. Pur lasciando lodare sua mamma, indirizza oltre lo sguardo dei credenti. Con la proclamazione della beatitudine unisce l’ascolto della Parola di Dio con la sua messa in opera. Un duplice orizzonte si apre davanti a noi. Da una parte, l’esistenza cristiana si caratterizza per l’ascolto della Parola di Dio. In essa viene offerto un senso così profondo che aiuta a comprendere la nostra presenza
tra le alterne vicende del mondo. Sarà sempre una lotta dura tra quanti aderiscono alla Parola e quanti vi si oppongono. Edulcorare questa condizione potrà dare ai cristiani un ruolo sociale più remunerativo, ma li renderà insignificanti, perché alla fine resteranno “muti” e soggiogati. Diventeranno come il sale che perde il sapore e saranno calpestati e rifiutati anche da coloro che hanno asservito (cfr. Mt 5, 13). Illusione da cui rifuggire con convinzione per non rendere vano il Vangelo della salvezza. Dall’altra parte, il solo ascoltare la Parola di Dio non basta. Gesù aggiunge un verbo determinante che comporta il “conservare” in sé questa Parola con la sua osservanza. È costitutivo dell’annuncio cristiano la sua testimonianza fattiva. Custodire la Parola equivale a farla diventare come un seme che porta frutto a tempo debito (cfr. Lc 8, 15).
La sua efficacia, comunque, non dipende tanto dall’impegno personale, ma dalla forza che scaturisce da quella Parola divina.
La Parola di Dio, pertanto, si traduce nella “volontà di Dio” e, viceversa, questa diventa la sua Parola che opera la salvezza. La comunità cristiana, pertanto, diventa il luogo privilegiato dove poter ascoltare e vivere di questa Parola, perché nella comunità i cristiani sono realmente fratelli e sorelle che si sostengono l’un l’altro vivendo nell’amore. La Domenica della Parola di Dio, come si può notare, permette ancora una volta ai cristiani di rinsaldare l’invito tenace di Gesù ad ascoltare e custodire la sua Parola per offrire al mondo una testimonianza di speranza che permetta di andare oltre le difficoltà del momento presente. 

+ Rino Fisichella


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