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- domenica | 15 Dicembre 2019
- Tutto il giorno
Al termine delle Celebrazioni Eucaristiche di Domenica, saranno benedette le statuine dei bambinelli che riporremo nei nostri presepi la notte di Natale.
Non dimenticate di portarle con voi a Messa.
Nella terza domenica di Avvento siamo invitati a gioire: Rallegratevi sempre nel Signore! Il Signore è vicino! Lo ripeto ancora: rallegratevi! Il Signore è vicino! (cfr. Fil 4,4). È questo l’invito dell’antifona d’ingresso.
Il cristiano attende con gioia la venuta del Signore poiché è certo della sua presenza. La celebrazione, nei suoi diversi linguaggi, dovrebbe rendere visibile questa gioia.
Non a caso si usa la casula di colore rosaceo, che, attenuando il colore viola, indica che siamo a metà del cammino di Avvento e ormai prossimi al Natale.
La scorsa domenica avevamo lasciato Giovanni Battista sulle rive del fiume Giordano ad annunziare la venuta del giudice definitivo. Oggi ritroviamo Giovanni, già incarcerato da Erode Antipa, che invia i suoi discepoli a chiedere a Gesù: “«Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?»” (Mt 11,3). Dopo aver descritto, sulle rive del Giordano, l’identità di colui che sarebbe dovuto venire dopo di lui per operare un giudizio sulla storia, ora sembra che Giovanni voglia spingere Gesù a rivelare la sua identità di giudice messianico, venuto a instaurare il regno di Dio.
E di fatto Gesù non si sottrae alla risposta, solo la vela con delle immagini che costringono gli ascoltatori a richiamare alla memoria alcuni annunci messianici contenuti nell’Antico Testamento. La liturgia della Chiesa aiuta la nostra memoria ponendo questi annunci come prima lettura e Salmo responsoriale di questa terza domenica di Avvento.
Il profeta Isaia, infatti, dopo aver descritto un intervento miracoloso di Dio che trasforma il deserto in terra fertilissima (ogni pellegrino in Terra Santa che ha percorso la valle del Saron e ha visto il monte Carmelo può capire le immagini usate dal profeta!), parla della venuta salvifica di Dio per il suo popolo: “Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi” (Is 35,4). Questa salvezza si concretizza in alcuni eventi miracolosi che non riguardano più solo la natura (il deserto che diventa fertile), ma investono gli uomini: “Allora si apriranno gli occhi ai ciechi, si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto” (Is 34,5-6). Tutto questo avverrà in un clima di giubilo e felicità senza
fine.
Anche il Salmo 145/146 ha attribuito al Signore azioni simili a quelle descritte dal profeta: “Il Signore libera i prigionieri. Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto…” (Sal 146,7-8). Anche per il salmista la liberazione di Dio, il suo intervento di salvezza si contraddistingue per una rinnovata fioritura di giustizia sulla terra, ma anche per una cura particolare che il Signore manifesta verso categorie di sofferenti (ciechi, affamati, miseri …).
Avendo rinfrescato la nostra memoria biblica, possiamo tornare alla risposta di Gesù agli inviati del Battista: “Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo” (Mt 11,4-5). La risposta di Gesù non rimanda solo a Isaia 35 e al Sal 145/146, ma anche ad altri passi del profeta Isaia (Is 26,19; 29,18-19; 42,7.18; 61,1) che delineano l’identità dell’intervento salvifico di Dio per il suo popolo. In questo modo Gesù dice, senza esprimerlo in modo del tutto esplicito, che lui è proprio l’atteso di Israele per portare nel mondo la salvezza di Dio. Questa salvezza, come già annunciato domenica scorsa, è una offerta di misericordia e di
pietà verso i miseri, i poveri, i sofferenti, e si configura quindi come un rovesciamento delle logiche del mondo, secondo le quali queste categorie di persone sono perdenti e escluse nella lotta per la sopravvivenza che gli uomini ingaggiano tra loro.
La logica di Dio è diversa e si realizza attraverso il dono d’amore che ci ha fatto nel suo Figlio, il Signore Gesù, venuto a salvare e liberare il mondo dalla miseria più tremenda: la schiavitù del peccato e della morte! Quando ci sembra che la storia in realtà continui a funzionare secondo le logiche del mondo, è ora di attivare la virtù caratteristica di questo Tempo di Avvento: la speranza perseverante. Come ci ha invitato S. Giacomo: “Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. […] Ecco il giudice è alle porte” (Gc 5,8-9). La vittoria delle logiche del mondo non può essere definitiva, l’ultima parola è di Dio, ed è una parola di giubilo e di consolazione: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio… Egli viene a salvarvi” (Is 35,4).
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